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Seconda Intervista Mario Adinolfi

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Intervistiamo per la seconda volta Mario Adinolfi, eclettico giornalista, uomo politico e blogger italiano (http://marioadinolfi.ilcannocchiale.it/), recentemente entrato nel team Full tilt Poker.

  1. Aggiornaci sulle tue molteplici attività ed impegni extra-poker…

Sono impegnato alla conduzione di un programma quotidiano su una tv satellitare, Red Tv, di cui sono anche vicedirettore. Due ore di diretta tutti i giorni al mattino, il titolo è Morning Show. Scrivo tutti i giorni anche per un quotidiano, Europa e prosegue il mio impegno politico.

  1. Nel 2007 dichiaravi di essere un “dilettante del poker”, lo pensi sempre?

Sono diventato ormai un semiprofessionista. Anzi, il 2010 lo vivrò da professionista, dopo aver rodato il primo semestre di contratto con Full Tilt dopo lo storico tavolo finale del Wpt nello scorso maggio a Venezia, primo italiano a ottenere un risultato così prestigioso nella storia di questo circuito.

  1. C’è stato un deciso stop al gioco live di circolo in Italia, che ne pensi? Credi che la situazione si sbloccherà in tempi brevi?

Serve un regolamento e ci sarà solo nel 2011, secondo le informazioni in mio possesso.

  1. Come vedresti regolamentato in modo giusto e univoco il live in Italia? E l’online? Insomma, cosa manca ancora…

Bisogna utilizzare gli stessi criteri dell’online anche per il live, senza strozzare i circoli e isolando quelle poche realtà non cristalline.

  1. Come è stata l’esperienza al WPT di Venezia? Hai dei rimpianti per il final?

Al final table tutto è stato così rapido che non posso davvero avere rimpianti. Ero uno dei due short del tavolo, che ricordo essere six handed al Wpt, spillando QQ non potevo che mandare i resti e il call subito dallo svedese che aveva KK era imparabile. Il rimpianto lo conservo per la fase in cui giocavamo in sette, quella immediatamente precedente all’eliminazione di Dario Minieri proprio in settima posizione, quando ero chip leader e ho pagato un raise da bottone con A9 e un successivo flop maledetto AQ9, con lo small blind che aveva giocato AQ. Su quella mano lo small blind ha iniziato la sua rinascita che lo ha portato fino a vincere il Wpt. Io ero chipleader e forse dovevo foldare A9 e non provare lo stealing dei bui dal bottone. Ovviamente è un ragionamento con il senno del poi. In fondo ero diventato chip leader rubando bui!

  1. Quali eventi giocherai nel corso del 2009, hai già pianificato una tabella di marcia?
    Chiuderò il 2009 a Praga giocando l’Ept dal 1 dicembre. Poi riposo fino al Pca alle Bahamas di inizio gennaio.
  2. Sappiamo che sei diventato uno dei professionisiti di Full Tilt Poker, sicuramente un grande riconoscimento e una grande soddisfazione personale, dicci qualcosa di più…

La vita del professionista di Full Tilt è ovviamente piena di divertimento, non privo però di responsabilità. “Sento” molto la maglia che indosso e sto cercando di migliorare il mio gioco on line, anche se continuo a preferire il live. Punto a due grandi risultati nel 2010: dopo il final table Wpt, mi piacerebbe centrare un tavolo finale all’Ept e anche alle Wsop. Da professionista di Full Tilt sento di “dovere” questi risultati al mio team.

  1. Quando ti possiamo vedere online su fulltilt? Che gioco prediligi?

Sto cercando di variare il mio gioco e di ampliare il bagaglio tecnico, quindi mi trovate molto sui tavoli di Omaha six handed e di Heads Up.

  1. I migliori pro al mondo giocano su fulltilt, è innegabile, chi è il tuo preferito? Phil Ivey è nel final table del main event delle WSOP, se non è il più forte di sempre, poco ci manca…

Phil è certamente il più forte di tutti noi e gli auguro ogni bene al tavolo finale delle Wsop, dove arriva con addosso la pressione del favorito, ma saprà gestirla, ne sono sicuro. Certo, gli ho visto muckare per errore un colore vincente proprio ai tavoli del Main Event delle Wsop appena trasmessi da Espn, almeno così ci ha dato la prova di essere un umano. Sbaglia anche lui, è tranquillizzante!

  1. Full tilt è famosa anche per il cash high level, la scena è tenuta da Tom “Durrrr” Dwan e Patrik Antonius nel Durrrr challenge, giovani professionisti che giocano a livelli incredibilmente alti, cosa ne pensi?

Sono partite molto spettacolari, sono umanamente intimorito però da chi riesce a giocarsi piatti che a volte arrivano a sfiorare il milione di dollari. Beati loro.

  1. Un pò di curiosità sul poker giocato, prediligi sempre lo shootout di texana no limit?

Lo shootout è la mia specialità, ma si gioca sempre meno, mi arrangio con il knockout, nuova passione di queste settimane. L’importante è avere l’avversario nel mirino e puntare ad eliminarlo, non mi piace la semplice e statica gestione delle chips.

  1. Sappiamo che sei un torneista, giochi anche cash? Omaha o altre varianti rispetto al texas?

Non gioco quasi mai cash, solo on line sul tavolino 1-2 che porta il mio nome su Full Tilt. Anzi, siete tutti invitati.

  1. Ormai sempre più italiani si sono imposti sulla scena del poker internazionale, chi sono i tuoi preferiti?

Ammiro Luca Pagano, il suo risultato a Varsavia dove ha centrato un ennesimo tavolo finale Ept dimostra che è l’italiano capace della migliore continuità. In più è diventato un imprenditore di successo, un commentatore capace per la televisione, tutto ruotando attorno al texas hold’em. Bravissimo. A meno di trent’anni esistono pochi italiani di successo come lui.

  1. Abbiamo assistito a “giocate fantasiose” da parte di italiani e a scene poco edificanti al tavolo, cosa ne pensi del giusto modo di comportarsi al tavolo, la cosiddetta etichetta…

Bisogna giocare sempre con il sorriso sulle labbra, bisogna essere signorili nella vittoria come nella sconfitta. Agli italiani non mancano queste doti, qualcuno ogni tanto si ritrova con la mente annebbiata da una bad beat, ma spero siano episodi sempre meno frequenti.

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