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Il bluff – Sit & go parte 4

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Tutti noi appassionati del texas hold’em, guardando i nostri idoli alla tv, su internet, o live, spesso rimaniamo a bocca aperta senza riuscire a capire come facciano a vincere certi piatti con il vuoto assoluto in mano. Noi molte volte ci limitiamo a dare del pazzo a un professionista che spinge con il nulla cosmico tra le dita. In realtà, dietro a quella “pazza mano”, c’è un ragionamento su diversi fattori.
Quello che fanno questi grandi campioni non è altro che raccontare una storia all’avversario, una storia credibile in tutto e per tutto.
Naturalmente live sarà molto più difficile bluffare poiché i tells che l’avversario ha a disposizione sono molti di più rispetto a quelli che ha in una partita on line.
Innanzitutto bisogna premettere che il bluff è un’arma molto potente che un giocatore ha a disposizione, ma, se abusata o non usata correttamente può diventare molto pericolosa.

Quali sono le condizioni per bluffare?

Prima di tutto, bisogna valutare che tipo di giocatore sia il nostro avversario. Spesso, on line, ci si scontra con dei giocatori molti scarsi (soprattutto nelle pr.it) con l’abitudine di chiamare sempre(calling station). Contro questi giocatori non si deve assolutamente bluffare.
Infatti, il primo presupposto del bluff è giocare contro un giocatore che sappia foldare se la storia che gli raccontiamo è credibile.

Altrettanto importane è la posizione in cui ci troviamo e il numero di giocatori che son entrati nel piatto. Infatti, giocare in posizione tardiva sarà più semplice ed efficace poiché disporremo di molte più informazioni sui nostri diretti avversari. Per quanto riguarda il numero di giocatori è facile intuire che le probabilità di successo crescono al diminuire dei giocatori presenti, e inoltre il piatto resta piccolo con pochi giocatori, scoraggiando determinati call (pot odds).
Le dimensioni del piatto saranno quindi un altro fattore importante da considerare.

Indispensabile è capire l’immagine che abbiamo lasciato al tavolo. Mi spiego: se abbiamo giocato molto chiusi, e decidiamo di aprirci a determinati bluff, i nostri diretti avversari crederanno che il nostro punto sia molto forte e il bluff riuscirà!
Oppure potremmo utilizzare il bluff per trarre un tranello all’avversario. Per es. potremmo costruire dei piccoli bluff poco credibili e farci così sorprendere più volte con il vuoto in mano, senza naturalmente sprecare troppe chip. In questo caso lasceremo al tavolo una brutta immagine che potremmo utilizzare successivamente, quando avremo in mano un buon punto e ricavare più chip possibili.

Ultimo fattore, ma non d’importanza, è il board.
Se il flop da due carte alte, due carte a colore o tre carte connesse tra loro è possibile che qualcuno abbia incastrato qualcosa o che abbia un progetto. In questo caso, la posizione riveste un ruolo importantissimo. Per es. da BB non converrà rischiare il bluff con un simile board; in posizione di bottone, invece, essendo l’ultimo a parlare, sarà possibile azzardare un bluff se i giocatori fuori posizione avranno mostrato debolezza. Naturalmente un check-raise dell’avversario ci farebbe foldare.
Con un board non pericoloso, sarà possibile essere aggressivi anche fuori posizione, soprattutto se il nostro avversario è un giocatore molto chiuso.

Riassumendo, il bluff nel texas hold’em è un’arma potente e pericolosa. Se utilizzata bene, potrà far la differenza in un sit & go, ma se usata male e troppo frequentemente sarà come “tirarsi la zappa sui piedi”!

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