Vai al contenuto

Il secondo call dopo un all-in

  • di

Quando un giocatore con uno stack piccolo va all-in e tu hai molte più chip di lui, la decisione è abbastanza semplice da prendere. Devi considerare che range di mani potrebbe avere, stimare la possibilità che tu abbia la mano migliore, fare dei veloci calcoli matematici per le pot-odds, e poi chiamare o passare.

Se invece c’è un giocatore che parla prima di te, non è short-stacked e chiama, allora la tua decisione diventa mille volte più difficile. Da una situazione in cui non vedevi l’ora di chiamare l’all-in del tuo avversario passi ad una situazione in cui la tua mano rischia di essere marginale. E con un piatto del genere, devi prendere una decisione cruciale.

Poco tempo fa ho giocato un torneo di No-Limit Hold’em in cui mi sono trovato in una situazione complicata. I bui erano 150/300 con 25 di ante ed ero uno dei giocatori con lo stack più grosso al tavolo. Ero il secondo a parlare e rilancio fino a 750 con una coppia di re.

Vengo chiamato da un giocatore in middle position, dal bottone e dal controbuio. Siamo quindi in quattro in un flop che recita J-8-2 con due cuori. Ero contento per il flop considerando anche che avevo il re di cuori in mano. Il controbuoio fa check e nonostante il fatto che la mai mano era la migliore, ho deciso di fare check per diversi motivi. Il giocatore dopo di me aveva uno stack molto deep e non volevo giocare un grosso piatto contro di lui senza essere di posizione. Inoltre, nella mani precedenti, avevo rilanciato pre flop, avevo fatto check al flop per poi passare la mia mano, e volevo dare la stessa impressione anche questa volta. Dopo che sia io che il giocatore alla mia sinistra facciamo check, il giocatore da bottone va all-in per 6.300 chips.

Mi trovavo in un’ottima situazione perchè dubito che aveva una mano migliore della mia. Questo mio ottimismo fù poi interrotto dal call del controbuio. Con questa chiamata si era lasciato dietro 9.000 chips.

Il giocatore di controbuio aveva uno stile chiuso e molto ragionato. Pensavo a quali carte potesse avere in mano ed ho concluso che poteva avere A-J oppure un tris. Non penso che avrebbe chiamato solo con un flush draw. Ho cominciato a studiarlo per un paio di minuti cercando di leggere i suoi movimenti. Di solito non studio così tanto i giocatori però questa era una di quelle situazioni in cui dovevo assolutamente capire se voleva che lo metessi in all in oppure no. Dovevo capire se era così sicuro della sua mano da giocarsi tutto il suo stack. Alla fine ho concluso che non sarebbe stato così felice di giocarsi tutto il suo stack. Penso che ha optato per il call sapendo che avrebbe passato la sua mano se uno dei due giocatori dopo di lui fossero andati in all in.

Quindi ho deciso di andare in all in. Il giocatore dopo di me ha passato ed il controbuio decide anche lui di passare facendo vedere che aveva A-J in mano. Il bottone gira Q-J e la mia coppia di re ha tenuto.

Mi sono ritrovato in una situazione difficile: dovevo capire se il controbuio chiamava e basta, sperando che un altro giocatore andasse in all in, oppure chiamava perchè non voleva rischiare di mettere tutte le sue chips nel piatto. Alla fine la mia lettura è stata giusta però ho preso questa decisione solo dopo un’analisi molto dettagliata della situazione e questo è uno dei modo per avere successo nei tornei di No-Limit Hold’em.
Di Jon ‘Pearljammed’ Turner fulltilt poker

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *